mercoledì 15 dicembre 2010

Le liste della sfiducia

Ecco pubblicate le liste lette durante il sit-in del 13/12/2010:

Lista degli studenti superiori:

Noi siamo qui per rappresentare gli studenti delle scuole superiori, perché ci rendiamo conto che l’istruzione è uno dei nostri diritti fondamentali ed è quindi anche nostro dovere difenderla e preservarla, perché possa svolgere il suo importantissimo compito di formazione dei giovani. L'istruzione alimenta il dubbio e la curiosità e deve essere di tutti, in modo tale che dalla scuola escano cittadini, e non burattini. E oggi siamo qui, perché vogliamo sfiduciarvi anche noi, perché

- vogliamo una scuola che includa e non escluda, una scuola che elimini i disagi trasformandoli in forza, e gli ostacoli in vantaggi e risorse.

-perché la scuola è il nostro futuro e tutti hanno il diritto alla partecipazione al suo interno senza discriminazione alcuna.

- perché ci sentiamo abbandonati da un governo che preferisce i festini con le belle ragazze piuttosto che preoccuparsi del nostro domani.

- perché ci state opprimendo con le vostre pseudo-riforme; ci volete dividere… ma noi urliamo, e oggi urleremo ancora più forte! sperando che un giorno ci possiate davvero ascoltare perché pensiamo che per poter attuare una riforma seria ed efficace dobbiate confrontarvi anche con noi, cioè con chi la scuola la vive tutti i giorni.

- Perché attorno a noi si parla solo di crisi …e piano piano in crisi ci stiamo andando anche noi.

- vi sfiduciamo perché in classi dove si poteva stare in 20 persone, siete riusciti a farne stare 32.

- vi dichiarate aperti al dialogo, ma in realtà parlate come se aveste davanti a voi un muro.

- perché non ci sentiamo rispettati e siete solo capaci di calpestare la nostra speranza e i nostri sogni.

-vi permettete di criticare noi giovani dicendo che manchiamo di valori, quando invece chi manca di valori siete proprio voi.

- perché ci sentiamo in dovere di arrabbiarci quando ci dite che preferiamo manifestare piuttosto che studiare: ma la realtà è che manifestiamo proprio per difendere e tutelare il nostro diritto allo studio che voi volete violare.

- perché quando non ci interessiamo alla politica dite che siamo indifferenti, quando ce ne interessiamo siamo facinorosi.

- perché abbiamo paura.

- perché essere ottimisti, come qualcuno suggerisce, non significa essere ciechi di fronte ai problemi, ma riconoscerne la gravità è impegnarsi perché questi vengano risolti…e quest’impegno parte già da noi.

- perché per riformare davvero la scuola non basta gettare decreti dall’alto, senza guardare in faccia nessuno, tagliando indiscriminatamente e lasciando indietro chi non ce la fa; la scuola è un organismo complesso, uno specchio della società, e come tale va trattata, con responsabilità e rispetto. Perché se la scuola non funziona, la società presente e ancor di più quella futura non andrà da nessuna parte.

E ora chiudiamo gli occhi e immaginiamoci di vivere in un’Italia dove per ogni scuola ci sia un piano orario adeguato, dove gli insegnanti non siano presi ogni giorno dalla paura del precariato, dove chi amministra è vicino a noi e tutto viene fatto in grande armonia. Un ambiente insomma, capace di valorizzare le nostre capacità e in grado di trasmetterci speranza. In un mondo in cui ovunque si sta puntando sulla cultura e l’istruzione, tagliare i fondi della scuola pubblica è forse l’errore peggiore che si possa fare; perché dove non c’è sapere c’è violenza, c’è ignoranza, c’è chiusura e non c’è la consapevolezza di far parte di qualcosa di più grande.La scuola ci deve aiutare a crescere, a maturare, e a vivere. Perché il futuro siamo noi: studenti medi, universitari, ricercatori e giovani precari!

Lista degli studenti universitari:

-Sfiduciamo perché il rettore diventa un monarca assoluto che nomina la sua corte: infatti è lui che sceglie il Direttore generale e i componenti del CdA (consiglio di amministrazione), che quindi non sarà più elettivo. Perciò i rettori potranno mettere liberamente i "propri uomini" in CdA, cioè nel principale organo di potere, e deliberare così ciò che vogliono.

-Sfiduciamo perché il CdA diventa l'organo di potere principale. Avrà 11 componenti di cui nessuno tecnico-amministrativo: il rettore, uno studente eletto, massimo 5 docenti, minimo 4 esterni, tutti scelti dal rettore. Gli esterni saranno banchieri, industriali o uomini indicati dai partiti. Perciò i privati governeranno l'università, e senza neanche dover mettere 1 euro, con tutto quello che ne consegue in termini di libertà di ricerca e di insegnamento. E' evidente che, anche se non ci sarà la privatizzazione con la trasformazione in fondazione (cosa per altro contemplata dalla legge), le logiche del lavoro privato entreranno nell'università.

-Sfiduciamo perché il Direttore Amministratovi viene sostituito dal Direttore Generale, ovvero un manager scelto dal rettore che potrà provenire anche dal settore privato.

-Sfiduciamo perché molte università andranno in rosso a causa dei tagli al finanziamento statale. Per le università pubbliche si aprono tre possibili strade: la trasformazione in fondazioni di diritto privato, la fusione tra più università, la proclamazione del dissesto finanziario con il conseguente commissariamento da parte del ministero.

-Sfiduciamo perché entro un anno il Governo approverà decreti legislativi per: stabilire la percentuale di personale docente, ricercatore e tecnico-amministrativo di ogni università; stabilire un tetto per la contrattazione integrativa; stabilire un tetto per la spesa del personale a tempo determinato ed indeterminato. L'autonomia delle università è morta e sepolta.

-Sfiduciamo perché dopo aver tagliato di un terzo il fondo per il diritto allo studio che garantisce le borse agli studenti meritevoli, viene istituito un fondo per il merito che servirà per le borse di studio ai "meritevoli" (a prescindere dal reddito) e per istituire dei prestiti ("Buoni studio") da restituire in parte dopo il conseguimento della laurea secondo i tempi proporzionati al reddito del lavoro percepito dal laureato.

-Sfiduciamo perché i ricercatori in futuro non saranno più a tempo indeterminato. Viene istituita, accanto alle forme di precariato già esistenti, la figura del ricercatore a tempo determinato con contratto triennale rinnovabile di altri tre anni. L'età media dell'entrata "in ruolo" dei ricercatori, già alta (36 anni), si alzerà ancora di più e non vengono garantite le risorse per assumere chi otterrà, nel periodo a tempo determinato, l'abilitazione nazionale come docente. Dopo 6 anni un ricercatore, anche se avrà ottenuto l'abilitazione nazionale, se non ci saranno i soldi per assumerlo, sarà espulso.

-Sfiduciamo perché viene rafforzato il potere dei professori ordinari (i baroni) nelle commissioni per il reclutamento della docenza. Inoltre il CdA, su proposta del lettore, potrà evitare di fare i concorsi pubblici tramite la chiamata diretta dei docenti amici.

-Sfiduciamo perché oggi l'università offre titoli fortemente svalutati. C'è una prima laurea triennale. Poi ci si può iscrivere a un biennio di specializzazione. Ormai però questi titoli sono considerati insufficiente, e quindi inizia il costosissimo calvario dei master, o dei corsi di specializzazione.

Lista dei giornalisti:

“La libertà di stampa non è un diritto assoluto”. Lo ha detto nel luglio scorso il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, un uomo che si professa liberale. Lo ha detto un uomo che ha giurato sulla Costituzione che, all'articolo 21, dice chiaro e tondo: “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Questo è un altro buon motivo per auspicare un'alternativa, il superamento dell'esistente.

La limitazione della libertà di stampa non è ipotizzabile in alcuna democrazia, nemmeno quando questa sia guidata dalla più conservatrice delle maggioranze. Affermare che la libertà di stampa non sia un diritto assoluto e fondamentale ci allontana una volta di più dall'essere un Paese normale.

Come giornalista avverto pienamente la responsabilità del mio lavoro, me lo impongono serietà e deontologia professionale. Come cittadino rivendico, come tutti, il diritto a essere di parte: sto a sinistra dalla parte delle idee di progresso e lavoro, lo sapete bene tutti. Ma come professionista rivendico con altrettanta forza il dovere a non essere mai fazioso: lo devo ai lettori e al rispetto che meritano. E anche questo lo sapete bene tutti.

Un dato comune alla larghissima parte della categoria: da destra a sinistra, il 95 per cento dei giornalisti d'Italia nei mesi scorsi si è schierato, per esempio, contro la legge bavaglio proprio perché molte notizie e informazioni di interesse pubblico sarebbero state negate giorno dopo giorno fino a cambiare la percezione della realtà, poiché oscurata, "cancellata" per le norme di una legge sbagliata e illiberale che avrebbe vietato qualsiasi conoscenza.

Ma c'è un altro aspetto che mette in pericolo la libertà d'informazione: la precarietà, rafforzata dal collegato al lavoro recentemente approvato. Chiamateci collaboratori, chiamateci precari, chiamateci freelance: siamo quelli che tutti i giorni trovano, costruiscono, scrivono, fotografano, raccontano le notizie del Veneto, sulle pagine dei giornali come sugli schermi televisivi o su Internet o radio.

Siamo orgogliosi del nostro lavoro, nonostante la sua dignità sia quotidianamente calpestata da paghe da fame, contratti fantasma e dall’assenza pressoché totale di tutele e diritti. Ufficialmente non esistiamo: nessuna sede di contrattazione prevede la presenza di una nostra rappresentanza, anche se, di fatto, senza di noi nessun organo di informazione potrebbe funzionare, neanche per un giorno.

La nostra situazione, dunque, è sovrapponibile a quella di tutti i precari, in questa condizione a dispetto della loro centralità nei loro rispettivi luoghi di lavoro. Il superamento di questa condizione non cadrà dal cielo. Il superamento è possibile solo se si abbandona la semplice lamentazione. Il mutualismo ha bisogno di un’organizzazione diffusa e radicata, e le nostre rivendicazioni non saranno ascoltate senza una mobilitazione in grado di comunicare all’interno e all’esterno delle redazioni le nostre proposte e le nostre ragioni. E dev’essere chiaro a tutti che la nostra unica possibilità di successo passa per la costruzione di una solidarietà reale tra di noi, mettendo da parte ogni miope spirito di competizione.

Lista dei giovani immigrati:

Mi chiamo Sara, sono una giovane studentessa, faccio il liceo qui a Rovigo. Sono una ragazza di seconda generazione, una ragazza “normale”…forse un po’ polemica, ma a parte questo non penso però di avere niente di particolare che mi distingua tanto dalle altre persone…O forse si, il velo che indosso, che è solo la mia libertà di professare la mia religione.Sono figlia di due fantastici genitori. Mio padre ha la barba, ma non ha un aspetto minaccioso. Mia mamma non è segregata in casa, ma anzi, visita la vicina, va a fare la spesa, va in palestra, chiacchiera al telefono. Mio padre non ha il contatto facebook di Bin Laden, e non ha intenzione di farsi esplodere, anche perché non avrebbe assolutamente senso.A volte mi sento dire “Torna nel tuo paese!” seriamente o per scherzo…ma come dice Freud, nello scherzo si può dire tutto, anche la verità! Quando mi fanno questa affermazione o simili, io rifletto…e penso: “perché no? Perché dovrei restare in un paese che non mi vuole?” Però poi, pensandoci meglio, mi dico “Ma dove vado? È questo il mio paese!”E non sono l’unica persona a pensarla in questo modo: faccio parte di un’associazione, il GMI, giovani musulmani d’Italia, pieno di immigrati di seconda generazione. Il presidente della nostra associazione ci chiama i ragazzi “del congiuntivo e del condizionale”, perché spesso quando si pensa ad un immigrato si immagina qualcuno che non sa esprimersi, che parla solo all’infinito, magari anche sporco e criminale…questo per i condizionamenti, per non dire il lavaggio del cervello, che vi fa la televisione e gli altri mezzi di comunicazione.Eppure non è affatto così. Non ci credete? Io ne sono la prova, io che parlo a nome di tantissimi altri giovani come me. Io non voglio tornare in questo paese “immaginario”, voglio restare qui, sento di appartenere a questa cultura, sento di appartenere all’Italia!Voglio restare perché voglio lottare per l’integrazione, per il dialogo, per un paese dove il razzismo e il pregiudizio non esistano! Magari sono una ragazza troppo ambiziosa, ma di certo non resto a guardare. E insieme con me tantissimi altri giovani immigrati stanno intraprendendo questa battaglia. Non lotto solo per i miei diritti in quanto “giovane straniera” ma anche come “giovane italiana”. Io combatto per la difesa della costituzione, per il RISPETTO della costituzione, e non ho intenzione di dare la mia fiducia ad un presidente del consiglio che vuole promuovere il lodo Alfano.Non voglio essere avvantaggiata, ma neanche svantaggiata rispetto a tutti i giovani della mia età, lotto per il mio futuro, lotto per continuare ad avere università pubbliche.Continuerò a lottare per i miei diritti, che questo governo continua ad ostacolare.

Lista per la difesa delle donne:

Mi chiamo Anna, e sono una donna. Oggi sono qui perché voglio rappresentare tutte le donne del mio Paese, indistintamente. E ho tanta rabbia dentro, perché l’art.3 della nostra Costituzione che recita “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” non è vero. Non è vero nei confronti degli stranieri e non è vero nei confronti di noi donne.Voglio sfiduciare questo governo perché non posso tollerare il femminicidio, che rappresenta la violenza di genere in ogni sua forma ed è l’esercizio di potere che l’uomo e la società esercitano sulla donna affinché il suo comportamento risponda alle aspettative dell’uomo e della società patriarcale. Non posso tollerare che la donna debba avere paura di uscire quando si fa sera e in giro non c’è nessuno e non posso tollerare che le venga detto che è stata molestata perché indossava un abito troppo corto.Vi sfiducio perché non è pensabile che una donna non possa trovare lavoro perché brutta o troppo giovane o troppo vecchia; vi sfiducio perché noi donne siamo stufe di essere costantemente rappresentante come veline o come escort di un presidente pedofilo, bugiardo e corrotto. Vi sfiducio perché non ci valorizzate e anzi, ci escludete dalla società.

Nel mondo, ogni 8 minuti, viene uccisa una donna e la violenza domestica è la prima causa di morte; pensate che uccide di più il marito, il fidanzato o l'amante degli incidenti stradali o delle guerre.

In Italia il fenomeno della violenza fisica e sessuale riguarda un terzo delle donne che vivono in Italia: e sono, infatti, 6 milioni e 734 mila le donne vittime di tali violenze nel corso della propria vita.Sono qui oggi per sfiduciare la violenza: dalle spinte alle minacce, dai pugni, schiaffi ai tentativi di strangolamento e stupro.Sono arrabbiata, offesa e delusa perché questo Governo con la ministra Carfagna, ex show girl, hannohanno tagliato i fondi per i centri antiviolenza e le forze dell'ordine.Concludendo, voglio invitare tutte le donne a non smettere mai di lottare e sperare… perché solo così un giorno, avremo giustizia.

Lista degli operatori sanitari:

Sono Fabio Bimbati, impiegato dell’Azienda Sanitaria di Rovigo, operaio del computer, colletto bianco, sangue rosso. Oggi è una bellissima giornata, punto. E quella di domani potrebbe essere ancora migliore.

Perché questo governo potrebbe non esistere più. Ed io sarei un po’ più contento.

Sono contro questo governo perché ha consapevolmente diviso la società, cercando di mettere tutti contro tutti, manipolando scientemente la realtà. Impoverendo culturalmente intere classi sociali, innaffiando d’immoralità ogni spazio vitale. Lo spazio dell’individuo, la furbizia, la capacità di farla franca, di trovare la scorciatoia, sono diventate il vivere comune. L’apparenza contro la sostanza. L’arricchimento personale contro l’impoverimento generale. La destrutturazione sociale dei diritti. Fra pochi giorni verrà inaugurato il nuovo pezzo d’ospedale pubblico. Venite a vedere con i vostri occhi le nuove piastre operatorie modernissime, una entrata da far impallidire i migliori stilisti, mobilio di firma, spazi e volumi faraonici. Ma poco importa se dietro questo non ci sono infermieri ad assistervi. Se molti medici fuggono verso le strutture private in grande crescita. Visto che si tagliano i fondi pubblici ma restano inalterati quelli destinati al privato. E Venga pure il governatore Zaia ad inaugurare la cattedrale sanitaria, troverà i compagni operai della Grimeca ai quali aveva fatto vane promesse il 26 ottobre. La Sanità pubblica schifo? Ne riparleremo fra qualche anno quando questa forse non esisterà più perché il modello che aveva in mente il Governo era quello delle cliniche private lombarde,. Dove ti operavano non perché stavi male, ma solo per aumentare il profitto.

Sono contro questo governo perché ha creato nuovi “desaparecidos “, persone senza più voce, espulsi dal lavoro, giovani laureati incapaci di entrarci nel mondo del lavoro, persone vergognose della povertà, persone senza diritti, incapaci di aggregazione, persone spaventate da pericoli inesistenti, persone richiuse, compresse nell’individualità povera.

Sono contro questo governo perché tenta di cancellare i valori fondamentali della nostra Costituzione. Perché in quelle norme è contenuto tutto il valore di aggregazione della nostra società, perché la costituzione è il collante che ci fa sentire persone bisognose di diritti e doveri, di garanzie di democrazia. Mentre ci vogliono individui, pezzi da consumo e da consumare.

Noi abbiamo un idea di società unita e solidale, fatta di diritti e di doveri, di servizi da avere e di tasse da pagare, dove pubblico non è associato ad uno spettacolo televisivo, ma significa di tutti, e privato non vuol dire sono fatti miei, ma è una parte mia di un insieme che forma il tutto.

Come ci ha detto B. Brecht

La piccola casa sotto gli alberi sul lago.

Dal tetto sale il fumo.

Se mancasse

Quanto sarebbero desolati

La casa, gli alberi, il lago.

Lista per l'antifascismo:

Mi chiamo Giorgia, e oggi sono qui per rappresentare i valori dell'antifascismodi oggi, che sento vivi in me più che mai. Essere antifascisti oggi

- Significa appartenere ad un insieme di persone che, pur nella diversa estrazione sociale, appartenenza partitica, concezione della politica, della religione, della razza e della vita, sono unite dall'amore per la libertà, per la democrazia e dal pieno riconoscimento e volontà di difesa e piena attuazione della nostra Costituzione

- Vuol dire far parte di un gruppo formato come allora, da giovani e meno giovani, ragazze e ragazzi, operai e professionisti, massaie e artigiani che come allora si sono schierati ed hanno combattuto contro chi confonde verità e menzogna, libertà e sopruso; per far rivivere il significato morale, prima che politico, della democrazia.

- Vuol dire prestare attenzione a travestimenti che il nuovo fascismo ha saputo inventarsi e capire che olio di ricino e manganello si sono trasformati in qualcos'altro ma l'odio per la libertà e la violenza non hanno abbandonato le nuove e “moderne” tecniche di bastonatura mediatica.

- Vuol dire essere custodi della vicenda storica attraverso la quale il popolo del nostro paese ha saputo ritrovare la via di un ritorno alla ragione passando dal totalitarismo alla democrazia senza bisogno di alcun leader carismatico.

- Significa ripudiare la violenza, il razzismo ed ogni forma di guerra più o meno camuffata, ritenendola arma funzionale dei nemici della democrazia e della libertà.

- Vuol dire aprire una nuova stagione che risolva le aspirazioni dei migliaia di giovani senza lavoro, degli immigrati, dei precari senza progetti di vita e dei disoccupati, di tutti coloro che soffrono dell'indigenza non per loro colpa ma per le condizioni loro imposte dagli effetti drammatici di una politica non tanto diversa dall'attuale governo, che ha minimizzato la crisi evitando di assumere i provvedimenti necessari a fronteggiarla, e ha preferito occuparsi dei problemi personali di un solo uomo.

- Significa essere coscienza critica della democrazia e della società, perchè il problema che si evidenza nella realtà politica italiana non è il contrasto dialettico tra destra e sinistra, bensì un insanabile dissidio tra chi aggredisce l'identità democratica del nostro paese, realizzata attraverso la Resistenza e la conseguente Costituzione.

- Infine vuol dire uscire dalla difensiva per continuare a far vivere la memoria della lotta per la democrazia, messa a rischio dalla graduale scomparsa e dell'intollerabile attacco ai partigiani protagonisti della Resistenza, vittime del violento regime.

Lista degli operai Grimeca:

Ciao ragazzi, vorremmo essere qui perchè la vostra sana, lucida e bella follia ci darebbe un pò di quel coraggio che stiamo perdendo. Vorremmo tanto essere qui con voi perchè le pagine più belle del libro delle conquiste le hanno scritte operai e studenti assieme. Vorremmo tanto tanto essere qui con voi, perchè ancora non vi hanno preso... fatelo ancora, non fatevi prendere! Fatelo per voi, per il vostro futuro. Fatelo per noi che vi osserviamo, come bellissimi, puliti, sorelle e fratelli minori. Fatelo per i vostri visi, corpi, dove è ancora possibile coltivare il sogno. Scusate l'assenza ma siamo al lavoro e altri che sono a casa non se la sentono di parlare pubblicamente. Ma grazie, grazie con ogni muscolo, con il cuore, per esservi presi cura di noi oggi. Vi vogliamo bene, a voi e alle tempeste che sapete scatenare, alla vostra lotta che prende il volo e si alza! un abbraccio,Comitato lavoratori tenda Grimeca.

Lista degli insegnanti:

Orazio Marchetti legge l'elenco dei motivi per cui il Governo deve cadere, dato il male che ha fatto alla scuola pubblica italiana, in particolare alla scuola primaria:

- L’era Berlusconi si era aperta all’insegna delle tre “i”. Berlusconi promise inglese, impresa e internet per le scuole d’Italia. In quale situazione ci troviamo oggi? C’è meno inglese, c’è l’impresa italiana in crisi, le scuole sono dotate di computer obsoleti, c’è meno internet).

- Le risorse complessivamente sottratte in Italia dal governo Berlusconi alla scuola pubblica ammontano a 8 miliardi di Euro. Si dice che i soldi non ci sono. Eppure la crisi è mondiale; dunque perché gli altri paesi avanzati, invece che diminuire, hanno aumentato le risorse destinate all’istruzione? Evidentemente le nazioni progredite credono nell’istruzione come bene primario, che va difeso e salvaguardato anche, anzi, soprattutto in tempo di crisi!

- A oltre 120.000 lavoratori, (insegnanti, bidelli e segretari), precari anche da oltre dieci anni, non è stato o non verrà rinnovato il contratto. Non si tratta di fannulloni, come ha voluto far credere la televisione: ma di giovani che nella maggioranza dei casi hanno svolto il proprio lavoro con passione.

- Il ritorno al maestro unico, imposto dalla legge 169/2008, art. 4. è stato effettuato col chiaro intento di tagliare migliaia di cattedre. Entro il 2014, nella scuola primaria, un unico insegnante dovrà occuparsi delle seguenti discipline: italiano, matematica, informatica, geometria, musica, arte e immagine, scienze, storia, geografia, inglese, educazione fisica e religione.

- Il blocco dei libri di testi (art. 5 della stessa legge) per 5 anni (scuola primaria) e 6 anni (scuola secondaria) serve a bloccare il sapere: nel 2015 un ragazzo delle medie si troverà a studiare su un testo stampato nel 2009, ma concepito perlomeno nel 2005. Un testo didattico superato è come un’arma spuntata.

- Ai bambini della primaria sono state tolte le compresenze: in alcune ore, due insegnanti lavoravano insieme, nella stessa classe, garantendo a tutti gli alunni, anche a quelli in difficoltà, un’attenzione individualizzata che significava la possibilità di capire e di fare, per stare al passo con gli altri. Ora gli alunni in difficoltà si devono arrangiare, fin dalla prima elementare. Non ci sono più le compresenze.

- Quando un docente è ammalato, non può essere sostituito da un supplente. Occorre risparmiare! Il destino della classe è dunque di essere smembrata. A piccoli gruppi, ciascuno con la propria sedia, gli alunni orfani del docente, si spostano da un’aula all’altra. Hanno l’impressione di essere di troppo, nelle classi che li ospitano. Non hanno neppure un banco a cui appoggiarsi. Questa situazione umiliante e scomoda può protrarsi anche per quindici giorni.

- Con il ritorno di elementari e medie ai voti in numero, si fa un salto indietro di trentatre anni. Un bambino si vede valutato con un numero: viene trattato come una “cosa”, non come una persona.

- La situazione contrattuale dei lavoratori della scuola appare disastrosa: i contratti dei presidi aspettano di essere rinnovati da oltre quattro anni; quelli degli insegnanti sono stati bloccati per i prossimi tre; ormai, da due anni vengono rinviate le elezioni dei rappresentanti sindacali nella scuola pubblica. Attualmente, un docente italiano viene pagato un terzo di un docente tedesco, metà di un docente francese!

- Per quale motivo, poi, a un lavoratore del servizio pubblico che si ammala viene tolta una parte dello stipendio? E’ forse giusto punire un lavoratore per il fatto di essersi ammalato?

- Un punto dell’elenco va dedicato ai bidelli, che contribuiscono a garantire la normalità della vita scolastica: accolgono i visitatori, tengono la classe quando l’insegnante deve fare pipì – i bambini non vanno mai lasciati soli –, medicano le piccole ferite che i bambini si fanno a scuola; la diminuzione del loro numero (meno 17% in tre anni, cioè 42.000 unità in meno) rende molto più difficile insegnare: in alcuni casi, gli insegnanti devono a turno aprire il cancello, rispondere al telefono, ma soprattutto, devono ricordarsi di andare in bagno prima delle 8, perché poi, durante la mattinata sarà impossibile andarci! Dovevamo avere le tre “i” e non ci lasciano neppure i bidelli!

- Di anno in anno è sempre più difficile mantenere nelle scuole il tempo pieno, organizzare le uscite didattiche, dare vita a laboratori, programmare attività di approfondimento e recupero. Quanto potrà durare l’agonia della scuola?

L’attuale governo ha dato un nome a questo elenco. Lo ha chiamato “riforma”.

- Non hanno rovinato solo la scuola italiana, non lasciano solo cadere Pompei, non solo abbandonano le popolazioni alluvionate, terremotate, disoccupate al proprio destino, non solo consegnano il paesaggio italiano alla deturpazione, non solo il premier racconta barzellette antisemite che fanno ridere solo chi è del tutto privo di sensibilità e cultura: il governo Berlusconi si permette pure di sfasciare la lingua italiana! Riformare significa “dare nuova forma”. Se per il governo Berlusconi la parola “riformare” significa “distruggere” il governo Berlusconi deve necessariamente dimettersi al più presto, per studiare le parole. Le parole sono importanti. Le parole sono pietre!

lunedì 1 novembre 2010

VERSO IL 17 NOVEMBRE - CANTIERI DEI SAPERI



L’8 ottobre 300.000 studenti hanno bloccato l’Italia rivendicando una scuola e un paese diverso.

Abbiamo dimostrato al governo e alla Gelmini che non accettiamo di vedere le nostre scuole distrutte da tagli scriteriati.

Dal primo giorno di scuola gli studenti hanno dichiarato guerra a chi considera le nostre vite un capitolo di bilancio da tagliare per far cassa e a chi ci sta consegnando un futuro e un presente fatti di precari...età e incertezza.

Ora è il momento di non fermarsi. Dobbiamo farci promotori di un cambiamento reale.

I “cantieri dei saperi” prenderanno vita in questi giorni nelle nostre scuole e nelle nostre città, tramite autogestioni, coogestioni, occupazioni, assemblee d’istituto e cittadine, flash mob, manifestazioni, sit-in.

I “cantieri dei saperi” sono uno strumento per cambiare le nostre scuole dal basso, per ridare senso a quegli edifici unendo protesta e conflitto ad una proposta reale, non calata dall’alto ma pensata da chi la scuola la vive ogni giorno e vuole ricostruirla davvero.

Sono dei laboratori in cui va ripensata la scuola partendo dalle strutture, dalla didattica alternativa, passando per una nuova idea di rappresentanza e di partecipazione, per costruire un diritto allo studio reale per interrogarci sui temi dell’integrazione, della legalità della laicità ecc...

Vogliamo ripartire dalla scuola e dai saperi per ricostruire un’Italia ormai alla deriva, per riprenderci degli spazi in cui costruire una democrazia reale e partecipata, per riportare al centro i diritti e i saperi come strumento per uscire dalla crisi economica, politica e democratica del nostro Paese.

Vogliamo portare in piazza il 17 novembre un’idea di scuola pensata da chi la vive, con una piattaforma partecipata che dia ancora più forza al fronte di difesa della scuola pubblica che è sceso in piazza l’8 ottobre.

Studenti, docenti, precari, genitori, sono gli unici che insieme possono realmente cambiare e ripensare una scuola pubblica in ginocchio.

Il 30 ottobre saremo in piazza a Napoli con i precari della scuola, costruendo il 29 momenti di partecipazione, cortei e flash mob con lo slogan “siamo il cambiamento che stavamo aspettando, cantieri dei saperi verso il 17 novembre” per dare più forza alla voce di chi pretende un futuro e un presente fatto di certezze e non di precarietà.

Siamo il cambiamento che stavamo aspettando.

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sabato 9 gennaio 2010

Cos'è la Rete??

CHI SIAMO

La Rete Degli Studenti Medi è l'insieme delle associazioni di studenti delle scuole superiori attive in ogni città. Siamo una rete indipendente dai partiti, presente in tutta Italia.

Ci caratterizziamo come sindacato studentesco: i nostri obiettivi sono difendere e implementare i diritti degli studenti dentro e fuori dalla scuola, come singoli e come componente scolastica, dal livello del singolo istituto fino a quello regionale e nazionale.

Siamo impegnati ad ottenere sempre maggiori spazi di democrazia dentro alle scuole, nonchè spazi di partecipazione per gli studenti e le attività da essi ideati.

Siamo schierati per un autentico diritto allo studio per tutte e tutti.

Siamo un'associazione fatta da e per gli studenti delle scuole. Siamo laici, antifascisti e contro tutte le mafie. Siamo democratici e trasparenti nelle nostre procedure e lavoriamo secondo il principio dell.orizzontalità: ogni associazione locale conta uguale a prescindere dal proprio modello organizzativo.

Tutti gli studenti e le studentesse possono aderire alla Rete indipendentemente dalla loro nazionalità, religione, appartenenza ideologica o di partito, orientamento sessuale. Associazioni, gruppi e collettivi studenteschi possono aderire alla Rete sulla base della condivisione dei principi elencati nel nostro Statuto Nazionale.